Le difficoltà degli alunni e l’aiuto prezioso degli insegnanti
Le indicazioni che seguono sono di carattere generale e riguardano principalmente quelli che sono gli “atteggiamenti didattici” da adottare da parte degli insegnanti. Come si può osservare si tratta di modalità che possono essere utili per tutto il gruppo di alunni, ciascuno dei quali, in base alle proprie capacità e competenze, saprà trarne beneficio e farne buon uso.
beneficio e farne buon uso.
Questo accorgimento è senz’altro utile; fa sì che i bambini si incuriosiscano, che inizino, nella loro mente, a fare previsioni, che si predispongano cioè ad un’attenzione focalizzata sul contenuto accennato dall’insegnante.
In questo modo, alla fine di una spiegazione, viene offerta ai bambini un sunto dell’argomento trattato, che serve a favorire sia la comprensione sia la memorizzazione dei contenuti.
In questo modo anche l’insegnante è facilitato nel suo compito; può meglio controllare che l’esecuzione del lavoro da parte del bambino proceda regolarmente, può verificare se c’è bisogno di fornire un piccolo aiuto o se è necessario semplificare ulteriormente il compito assegnato.
Se necessario ridurre la quantità dei compiti a casa, tenendo presente che è importante mantenere “il passo” con gli argomenti trattati; si può, ad esempio, assegnare un esercizio “obbligatorio” per ogni singolo apprendimento, a cui seguono esercizi “facoltativi” da svolgere anche in forma orale.
Ricordare che può risultare difficile la decodifica delle consegne scritte ed è pertanto opportuno dare un tempo adeguato per leggere e comprendere ciò che viene richiesto.
Evitare di proporre attività di copia se non è strettamente necessario. Anche la copiatura dalla lavagna è controproducente perché può capitare che ometta delle parti della lezione.
Evitare di proporre dettature di lunghezza elevata o di far prendere appunti. Nel caso sia necessario integrare con testi aggiuntivi i contenuti del libro fornire il materiale in fotocopia dattiloscritta.
I bambini devono imparare a trasferire competenze precedentemente apprese e a collegare gli argomenti delle varie materie; è quindi utile, prima di iniziare la nuova lezione, fare un breve riepilogo dell’argomento affrontato la volta precedente. Si può fare in tempi brevi, magari semplicemente mostrando un’immagine come stimolo e rivedendo insieme a loro lo schema conclusivo dell’argomento.
Insegnare a sottolineare le parti più importanti di un testo, anche con annotazioni al lato per consentire un più facile orientamento nei contenuti e una migliore organizzazione organizzazione del lavoro.
Proporre a ciascuno un argomento da studiare in silenzio (possono variare per lunghezza e per difficoltà nel contenuto in base alla conoscenza che il docente ha dei propri alunni); chiedere poi ai bambini di riferire quale “metodo” hanno usato per comprendere e ricordare (Hanno sottolineato? Hanno identificato le parole-chiave? Hanno Costruito schemi? Hanno provato a ripetere il contenuto dentro di loro? Ripete a un compagno?). Le indicazioni successive che fornirà l’insegnante dovranno tenere presente quanto è emerso in questa conversazione; in questo modo gli aiuti potranno essere “a misura” di bambino.
Comprendere in quale modo l’alunno procede nell’elaborazione del testo scritto: egli può utilizzare procedure guidate (come, ad esempio, una scaletta, uno schema-guida,..), ma non essere sufficientemente autonomo; oppure può utilizzare procedure autonome che è importante emergano a livello di consapevolezza o, magari, può bloccarsi alla prima lettura del titolo, senza sapere come iniziare e senza usare nessuna facilitazione. Anche in questo caso l’insegnante potrà fornire indicazioni e suggerimenti in base al metodo già usato dall’alunno, per evitare di richiedere modalità di elaborazione troppo diverse e distanti.
Osservare e comprendere in quale modo l’alunno procede nella lettura del testo del problema (legge il testo per intero? Legge solo la domanda? Fa un cerchietto intorno ai dati significativi? È capace di trascrivere i dati in modo corretto? Come procede nell’individuazione dell’operazione? ...). In base a questo l’insegnante potrà dare le giuste indicazioni.
In ogni momento della vita scolastica l’insegnante ha la possibilità di individuare il livello di autonomia, la necessità di azioni di supporto o il bisogno di una guida costante. L’osservazione consente successivamente di individuare la compensazione più adeguata alle difficoltà del soggetto (in che modo si può facilitare un’esecuzione più autonoma? Con quali strumenti? Con quali aiuti?).
I nostri alunni sono tutti diversi; chi ricorda meglio le parole, chi le immagini, chi necessita di supporti, di sottolineature colorate, di riquadri, di associazioni logiche; se riusciamo a capire qual è lo “stile” di apprendimento più funzionale siamo in grado di facilitare la conquista delle competenze.
Anche l’ambiente dell’aula scolastica può essere utilizzato per inserire elementi facilitanti. Si possono creare delle “pareti parlanti”, con la presenza di scritte chiare e in stampato maiuscolo e con la presenza di riferimenti espliciti e chiari (grafemi complessi, tabelline difficili, formule, regole grammaticali, linea dei numeri, ecc). le pareti parlanti possono essere “attrezzate” con riferimenti visivi per le diverse discipline, mediante grafici, mappe, schemi.
È inoltre importante avere in aula un orologio grande e dal quadrante leggibile e un calendario di facile lettura. Perché le pareti parlanti per tutti? Perché chi non ha bisogno non consulta il cartellone, perché chi è insicuro può rassicurarsi ed essere orgoglioso quando si accorge di non averne necessità, perché chi ha davvero difficoltà può permettersi di stare al passo con i compagni. Le pareti parlanti non sono statiche, anzi, sono dinamiche, variano in base ai bisogni degli alunni; si aggiungono le cose nuove, si tolgono quelle ormai acquisite con sicurezza, si lasciano ancora per un po’ quelle in cui ancora si osservano incertezze.
La gradualità è utile per tutti, consente acquisizioni sicure, permette, di volta in volta, di porre le basi per ciò che verrà dopo.
La lavagna, di qualsiasi colore essa sia, è ancora necessaria, anche se la tecnologia offre altri validi strumenti. L’insegnante che, quando spiega, lascia traccia del contenuto alla lavagna, dà la possibilità ai propri alunni di migliorare l’attenzione focalizzata e mantenuta. È sufficiente un’immagine, anche stilizzata, bastano le parole chiave, magari scritte con colori diversi, per risvegliare la curiosità, per innalzare la motivazione.
Sappiamo bene che questo è banale, che tutti lo facciamo, ma ricordarlo non guasta. I bambini hanno bisogno di sentirsi importanti per gli adulti e il contatto oculare lo consente. Lo sguardo verso i bambini durante una spiegazione, nel corso di una verifica come incoraggiamento, durante una qualsiasi attività per individuare prima possibile le difficoltà, per prevenire comportamenti inadeguati: tutto questo ha un grande valore.
I bambini hanno bisogno di sentirsi protagonisti del proprio apprendimento, per cui, in modo diverso a seconda dell’età, è importante che l’insegnante comunichi gli obiettivi da raggiungere in un determinato periodo, stimolando la loro curiosità, proponendoli come occasioni di crescita e di acquisizione di nuove capacità.
Individuare forme adeguate di gratificazione (ogni alunno ha, in proposito, una propria sensibilità), premiando l’impegno, il miglioramento e l’aderenza agli obiettivi condivisi.
E ancora:
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