Disgrafia e disagio psicologico

Disgrafia e disagio psicologico


Come stanno i bambini disgrafici?

 

È frequente che le difficoltà di grafo-motorie e di scrittura non vengano individuate precocemente e il bambino è costretto così a vivere una serie di insuccessi a catena senza che se ne riesca a comprendere il motivo. Quasi sempre i risultati insoddisfacenti in ambito scolastico vengono attribuiti allo scarso impegno, al disinteresse verso le varie attività, alla distrazione e così questi alunni, oltre a sostenere il peso della propria incapacità, se ne sentono anche responsabili e colpevoli.

 

La caduta di autostima

 

L’insuccesso prolungato genera scarsa autostima; dalla mancanza di fiducia nelle proprie possibilità scaturisce un disagio psicologico che, nel tempo, può strutturarsi e dare origine a un’elevata demotivazione all’apprendimento e a manifestazioni emotivo-affettive particolari quali la forte inibizione, l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe e, in alcuni casi, la depressione.

Il bambino vive quindi il proprio problema a tutto tondo e ne rimane imprigionato fino a che non si fa chiarezza, fino a che non viene elaborata una diagnosi accurata che permette finalmente di scoprire le carte. 

La disgrafia pone il bambino di fronte alla certezza della propria incompetenza, poiché è l’aspetto più visibile del suo apprendimento; il suo quaderno è pasticciato, sgualcito, pieno di una serie di parole incomprensibili che sembrano gli scarabocchi dei piccoli quando «fanno finta» di scrivere. Quel quaderno è un segno tangibile della sua incapacità e l’alunno finisce per identificarsi con esso: non è la sua scrittura che non va bene, è egli stesso a  non andare bene.

A scuola si scrive, ma non solo durante le ore di educazione linguistica: si scrive sempre, in ogni materia, si scrive anche troppo e quello zaino diventa il contenitore delle difficoltà.

Ma lo zaino non si lascia a scuola, si porta anche a casa, per fare i compiti per il giorno dopo, per mostrare il lavoro di scuola ai genitori e va a finire che… quello zaino si finisce per portarlo sulle spalle ovunque, almeno fino a che non si trova una via di uscita.

Il bambino disgrafico, come spesso capita in genere al bambino con disturbo di apprendimento, vive sulla propria pelle la difficoltà; egli si trova a far parte di un contesto (la scuola) nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse e astratte, ma osserva che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle attività proposte e ottiene buoni risultati. Sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti («Stai più attento!»; «Impegnati di più!»; «Hai bisogno di esercitarti molto») e spesso non trova soddisfazione neanche nelle  attività extrascolastiche, poiché le lacune percettivo-motorie possono non farlo «brillare» nello sport o non renderlo pienamente autonomo nella quotidianità. Ecco che si percepisce come incapace e incompetente rispetto ai coetanei e inizia a maturare un forte senso di colpa; si sente responsabile delle proprie difficoltà, ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui: né gli insegnanti né i genitori.

 

Le difese pericolose

 

Talvolta, per non percepire il proprio disagio mette in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare il senso di colpa, come il forte disimpegno («Non scrivo perché non ne ho voglia!»; «Non eseguo il compito perché non mi interessa») o l’attacco (aggressività).Altre volte il disagio è così elevato da annichilire il soggetto ponendolo in una condizione emotiva di forte inibizione e chiusura.

Ecco che è davvero importante individuare precocemente il problema, dare prima possibile il via a un adeguato percorso, finalizzato sia alla riduzione della difficoltà specifica che alla maturazione di più adeguati livelli di autostima.

 

L’importanza dell’individuazione precoce


È chiaro che risulta indispensabile il coinvolgimento della scuola e della famiglia, in quanto luoghi e scenari di vita del soggetto: il riconoscimento della difficoltà, l’individuazione delle capacità, la comprensione del vissuto emotivo- affettivo, la valorizzazione degli ambiti di competenza e la promozione di più adeguati livelli di sviluppo, potranno garantire buoni risultati sia sul piano grafo- motorio che per il bambino «intero».

 

A cura di Monica Pratelli, Centro Method, Perignano (PI), Tel. 0587 617027  www.centromethod.it  info@centromethod.it

 

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