Difficoltà di linguaggio e apprendimento scolastico

 

 

I disturbi e le difficoltà di linguaggio 

 

Caratteristiche principali e conseguenze nell’apprendimento scolastico

(di Monica Pratelli e Giuseppina Gosciu)  


Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una grande variabilità interindividuale, dovuta sia a fattori biologici, sia a fattori ambientali (minore o maggiore stimolazione in ambito familiare, inserimento precoce a scuola, presenza di fratelli o sorelle, eccetera).

 

L’attenzione allo sviluppo del linguaggio dei bambini è di fondamentale importanza per identificare precocemente un disturbo e per individuare l’eventuale necessità di una terapia logopedica.

 

Quando s’interviene precocemente, infatti, le possibilità di recupero, sono sicuramente più elevate: il bambino è motivato alle attività – gioco che lo specialista propone e i suoi tempi di recupero si riducono notevolmente rispetto a ciò che accade negli interventi più tardivi, quando il ritardo è più consistente e il dislivello con i coetanei ha già intaccato l’autostima.

 

Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che l’adeguata capacità di linguaggio è una delle garanzie per il benessere socio – affettivo e per l’apprendimento scolastico.

Ecco una breve descrizione delle difficoltà più frequenti.

 

RITARDO DI LINGUAGGIO

 

Il ritardo di linguaggio di solito precede e annuncia un probabile quadro di DSL (Disturbo Specifico di Linguaggio) ma può anche manifestarsi come fenomeno a sé.

Il ritardo di linguaggio è caratterizzato da un rallentamento dello sviluppo linguistico. La fascia d’età  18/30 mesi  è un momento  cruciale per stabilire se si sta verificando un accesso del linguaggio più lento o se si è già instaurato un ritardo.

E’ proprio in  questo arco di tempo che  è opportuna un’attenzione particolare su come si sta sviluppando il linguaggio, osservando ogni possibile rallentamento o anomalia.

Nel ritardo di linguaggio  il bambino mostra una frase non ancora completa e uno sviluppo fonologico più immaturo, in cui non compaiono tutti i fonemi e molti o alcuni  sono impostati in maniera scorretta: il linguaggio può  divenire poco comprensibile, tanto da compromettere la comunicazione verbale, sia con le figure adulte di riferimento che con i coetanei.

E’ importante riconoscere precocemente il ritardo di linguaggio per intervenire tempestivamente  anche nei casi in cui non rappresenta un segnale di disturbo specifico ( DSL). 

In questo modo si  forniscono  al bambino gli strumenti necessari all’evoluzione delle tappe di sviluppo  linguistico, operando anche un attenta prevenzione: molti casi di ritardo di linguaggio si risolvono completamente.

 

 

DISTURBO SPECIFICO DI LINGUAGGIO

 

Il Disturbo Specifico di Linguaggio ( DSL),  si manifesta  attraverso un marcato ritardo nella comparsa delle prime parole e con alterate e/o mancate evoluzioni nelle competenze fonologiche (sviluppo dei suoni), lessicali (competenze di vocabolario, sia in entrata che in uscita) morfo-sintattiche ( costruzione della frase ) .

 

Le carenze in questi ambiti  agiscono  prevalentemente  sulla comunicazione verbale ma possono interferire anche nella sfera cognitiva e  in quella psicologica, determinando, in alcuni casi, quadri comportamentali atipici che investono necessariamente tutta l’area relazionale-verbale.

Nello specifico le caratteristiche del DSL sono: l’ uso prolungato della parola-frase( anche fino ai 4 anni), la struttura  frastica  atipica, con un ordine anomalo delle parole, l’uso assente o improprio dei        funzionali  ( articoli e preposizioni),  molte difficoltà nella coordinazione delle diverse parti del discorso  ed in particolare un uso improprio del verbo, dove si prediligono le forme infinitive e di participio.

 

L’alterazione delle strutture linguistiche può interessare uno o più settori ma può anche riguardare  solo la produzione verbale.

 

Oggi non è più possibile dare una sola definizione di DSL, in quanto ci si deve orientare verso quadri diversi e  non omogenei che investono  uno o più aspetti linguistici, sia nella comprensione che nella produzione  verbale.

 

In tutti i casi, l’intervento logopedico è necessario e consigliato,   e deve essere avviato  il prima possibile per evitare che le difficoltà presenti si consolidino complicando inevitabilmente tutti gli apprendimenti verbali e non.

  

 

UNA PARTICOLARE ATTENZIONE ALLE DIFFICOLTA’ DI LINGUAGGIO

  

Quando si sospetta un deficit dell’area linguistica , molto spesso  l’alterazione dei suoni che compongono le parole, rappresenta il dato più  evidente, ma non è il solo aspetto che deve essere considerato. 

Per uno sviluppo armonico del linguaggio, è bene osservare come si evolvono,  la frase (  se , quando ,  come compare , e se si amplia )    ma anche  gli aspetti lessicali:  non dimentichiamo che  l’incremento del vocabolario è proprio un importante rivelatore di una corretta crescita linguistica.

 

Non dobbiamo trascurare gli altri aspetti linguistici, perché un rallentamento o un’anomalia negli altri ambiti,  possono essere  segnali significativi di un probabile disturbo che è bene riuscire ad identificare precocemente. 

Nelle difficoltà articolatorie spesso possiamo riconoscere la causa che le ha determinate e l’intervento in questi casi può essere mirato e facilitato, vediamoli nello specifico:

 

  • La conformazione dentaria alterata (arcata dentaria superiore o inferiore  prominente o arcate non in linea) che determina necessariamente una distorsione dei suoni  perché i movimenti nell’area buccale diventano più difficoltosi o non del tutto accessibili.

 

In questo caso il bambino utilizzerà  solo i suoni che sa pronunciare, omettendo quelli in cui non riesce, determinando un ritardo nell’acquisizione dei suoni.  

 

Non sempre l’intervento ortodontico è possibile ( il bambino può essere troppo piccolo ) ed è quindi necessario un trattamento logopedico preventivo che sarà  utile a   stimolare l’apparato bucco fonatorio:   il bambino viene gradualmente guidato a controllare i movimenti bucco-fonatori e  a raggiungere una consapevolezza fonologica che gli permetta di farlo spontaneamente.

 

  • Di solito le difficoltà articolatorie determinate da anomalie dell’apparato bucco-fonatorio, non si colmano spontaneamente e necessitano sempre di un intervento esterno, come nel caso della Deglutizione Atipica

 

Per Deglutizione Atipica, si intende il  prolungamento della deglutizione infantile anche nelle età successive. 

In questo caso, il bambino deglutisce utilizzando quasi esclusivamente la parte anteriore della lingua, come gli era  sufficiente  nella deglutizione dei liquidi, nei primi mesi di vita. Il perdurare di questo meccanismo, causato prevalentemente da abitudini viziate(uso prolungato del ciuccio e del biberon, suzione del dito),  può provocare deviazioni delle arcate dentarie e in molti casi influire anche sulla pronuncia dei suoni, i quali si realizzano in maniera interdentale a causa della lingua che si spinge in avanti.

L’uso di un apparecchio ortodontico è ovviamente necessario per correggere l’alterazione dentaria ma questo, da solo, non garantisce la risoluzione del problema perché il paziente, ormai abituato ad usare questa postura, continuerà a riposizionare la lingua in modo sbagliato  anche dopo che l’apparecchio è stato rimosso.

 

In questi casi  è determinante l’intervento logopedico che, con esercizi mirati e costanti, può guidare  gradualmente il paziente a deglutire nella maniera corretta.

 

  • La presenza di otiti ricorrenti, nei primi anni di vita del bambino, impedisce  una buona percezione dei suoni. Spesso sono episodi che si sottovalutano, ma è ormai dimostrato che possono interferire, anche in modo marcato, sull’evoluzione delle strutture fono- articolatorie del bambino . E’ importante quindi osservare e circoscrivere il fenomeno con cure adeguate per evitare che si ripeta.

 

Se gli episodi, si sono verificati fino ai 3 anni , in modo ripetuto e prolungato,  si consiglia un controllo logopedico per valutare l’evoluzione del linguaggio.

 

  • La presenza di una forma di balbuzie, tra i  3/4 anni di età,  per alcuni bambini generalmente rappresenta un fatto del tutto fisiologico e non deve destare preoccupazione.

 

Viene infatti definita  BALBUZIE PRIMARIA e, pur manifestandosi con caratteristiche simili ad una vera e propria balbuzie,  se ne differenzia perché il bambino non ne è consapevole  e di solito  non ostacola la  sua comunicazione verbale. 

Questo si verifica perché il bambino vuole esprimere il suo pensiero ma le parole non sono altrettanto veloci, così “inciampa” su alcuni suoni : possono verificarsi  ripetizioni, pause, prolungamento di fonemi e di sillabe, all’inizio o all’interno delle parole.

 

E’ un fenomeno che si risolve spontaneamente, ma  può durare a lungo ( anche diversi mesi), a patto però che si seguano alcuni accorgimenti perché  il bambino non prenda coscienza delle sue esitazioni.

 

Si, perché è proprio la consapevolezza, che mette in atto tutti i meccanismi fono-articolatori di aiuto, per lo più sbagliati o inutili,  e  può  trasformare una balbuzie primaria in una vera e propria balbuzie.

Quindi è meglio evitare di aiutare il bambino a completare la parola o la frase, o ricordargli di andare più lentamente o  ancora provare a rassicurarlo,  dicendogli di “stare calmo”. 

 

Perché inevitabilmente il bambino si accorgerà che non sta esprimendosi bene e , senza rendersene conto,  proverà a rimediare.  Probabilmente , non sapendo bene cosa fare, metterà in atto meccanismi di questo tipo: proverà a inspirare e magari inizierà a parlare in apnea, cercherà di forzare gli inizi di parola, o ancora penserà di potersi aiutare con un gesto, o toccando una parte del suo corpo e   in molti casi deciderà anche di non parlare.

Le modalità appena descritte, ovviamente non possono favorire la possibilità di una produzione armoniosa e tranquilla,  e sono proprio quelle  messe in atto da chi balbetta, quindi è determinante che un bambino che inizia a balbettare, non le sperimenti mai, anche se potrebbe diventare un balbuziente in futuro.

In questi casi è opportuno fornire suggerimenti e sostenere i genitori del bambino perché a loro volta sappiano gestire in modo appropriato la relazione verbale con lui: si consiglia  di consultare una logopedista, se il genitore ha difficoltà a sostenere l’impatto emotivo della sua comunicazione con il bambino. 

 

DIFFICOLTA’ DI LINGUAGGIO E DISAGIO PSICOLOGICO 

 

I bambini che fanno fatica a decodificare il linguaggio o a esprimersi verbalmente, possono isolarsi pian piano dal contesto, chiudersi nel loro mondo, rinunciando a mettere in atto tutti quei tentativi di comunicazione che rendono impegnativo lo stare insieme e che generano facilmente insuccessi e frustrazioni.

I bambini con difficoltà di linguaggio, che non presentano particolari deficit cognitivi, raggiungono un livello di consapevolezza del proprio problema molto elevato, sono in grado di individuare le differenze tra il loro modo di esprimersi e quello dei compagni, si sentono incapaci di comunicare in modo efficace. I bambini hanno mille cose da dire e la fatica nell’esprimersi fa si che i pensieri, le fantasie, le curiosità non trovino le parole giuste. Subentrano poi il timore e la certezza di non essere compresi, né dai coetanei né dagli adulti.

Un bambino che non riesce ad esprimersi con le parole, può convogliare le proprie frustrazioni in un comportamento inadeguato che gli consente, in qualche modo, di sentirsi attivo e presente nella relazione.

Non è infrequente, in ambito scolastico, che alcuni bambini, con un patrimonio verbale ristretto o che comunque hanno difficoltà a confrontarsi con i coetanei sul piano verbale, passino con facilità dalle parole “ai fatti”, assumendo modalità aggressive, basate maggiormente sull’uso del corpo.

  

DIFFICOLTA’ DI LINGUAGGIO E SCUOLA PRIMARIA

 

Per l’insegnante della scuola primaria è utile osservare le competenze linguistiche dei propri alunni, per individuare il prima possibile eventuali difficoltà che possono ostacolare i processi di apprendimento.

 

I bambini con Disturbo Specifico o con un ritardo consistente, solitamente, al momento dell’inserimento nella scuola primaria, sono già seguiti dai servizi, per cui l’insegnante è messo al corrente delle difficoltà che essi presentano sia dai genitori, sia dalla scuola dell’infanzia di provenienza  

  Difficoltà di linguaggio e apprendimento 

Non è comunque raro che, all’inizio della classe prima, l’insegnante possa osservare nei propri alunni difficoltà linguistiche che interferiranno poi nell’acquisizione della letto-scrittura.

 

Queste difficoltà possono essere:

 

  • Inventari fonemici incompleti

 

Il bambino  che non possiede la mappa completa dei fonemi contenuti nella propria lingua,   compie errori di pronuncia. Il rotacismo (errata pronuncia del fonema “R”), per esempio,  è piuttosto frequente, così come il sigmatismo (errata pronuncia del fonema “S”),  per questo egli può pronunciare:

 

LANA   al posto di    RANA

 

CIOLE   al posto di    SOLE

 

Varie possono essere le incertezze nella pronuncia e, chiaramente, conducono il bambino a successivi errori nell’ortografia della parola, poiché la sua autodettatatura non è corretta.

 

     Eliminazione della sillaba più deboleà “nana” per”banana”,fante” per “elefante”

 

     Armonia consonanticaà quando una consonante viene sostituita con un’altra già presente nella parola,  ed in questo modo , l’articolazione viene resa più armonica …”.pappeto” per “ tappeto”

 

Per esempio la mancata acquisizione del gruppo consonantico ( definita  riduzione del gruppo consonantico) con il fonema S , potrà rendere difficoltosa la pronuncia e la scrittura delle parole che lo contengono e quindi:   “ scatola “    diventerà     catola” ,       “ castello”    sarà    “ catello”

 

 Riduzione dei dittonghi  “pede”   per   “ piede”

 

…..ed altre ancora.

 

È quindi evidente la forte correlazione tra sviluppo fonologico e l’apprendimento della letto-scrittura, visto che la nostra lingua segue un sistema di tipo alfabetico, per cui se il bambino si trova ad affrontare la scrittura prima di aver raggiunto una corretta produzione verbale, incorre sicuramente in errori che assomigliano alla sua produzione orale

 

 

 

  • Semplificazione della parola

 

In questo caso il bambino contrae le parole, soprattutto quelle più complesse, omettendo alcuni fonemi. Prevalentemente si tratta di omissioni di fonemi intermedi, per cui viene pronunciata la parola con il raddoppiamento di una consonante. Ad esempio:

 

MATTELLO                  al posto di             MARTELLO

 

BOCCO                al posto di             BOSCO

 

BACCONE           al posto di             BALCONE

 

Il bambino, durante l’autodettatura, non possedendo un’impronta linguistica corretta della parola,  scriverà compiendo lo stesso errore che caratterizza la propria pronuncia.

 

  • Difficoltà metafonologiche

 

Le abilità metafonologiche riguardano la capacità di “manipolare” i fonemi contenuti nelle parole, di individuarne cioè la sequenza corretta e di saper “giocare” con essi in modo fluido, per riordinare, scomporre, ricomporre, costruire altre parole.

Fin dalla scuola dell’infanzia sono utili tutte quelle attività-gioco che sollecitano la conquista di queste competenze, poiché, in loro assenza, il bambino ha difficoltà nel passaggio alla scrittura ed esegue con fatica la corrispondenza tra fonema e grafema. Gli errori più frequenti nella scrittura riguardano l’omissione di grafemi; ad esempio, il bambino invece di scrivere MARE – SOLE – LUNA    scrive    MAE UNALNA.

Nella lettura invece si rilevano soprattutto difficoltà nel processo di sintesi della sillaba e della parola, per cui, ad esempio, il bambino può leggere correttamente i singoli grafemi della parola P…A…N…E  senza però essere in grado di leggere PA…NE e, successivamente, PANE.

 

  • Difficoltà morfo-sintattiche 

Quando i bambini si esprimono oralmente compiendo errori morfo-sintattici, è evidente che anche la loro produzione scritta presenterà le stesse caratteristiche. 

Queste difficoltà si evidenziano di fronte alla richiesta di costruire frasi o di elaborare un testo scritto. Anche rispetto alla dettatura di frasi intere possiamo osservare che il bambino scrive correttamente la prima parte, ma fa fatica a tenere in memoria il resto, poiché la struttura frastica non ancora sufficientemente interiorizzata, non consente la traduzione corretta nel codice scritto.

Alcuni bambini giungono alla scuola primaria senza padroneggiare le strutture sintattiche più complesse, ad esempio non utilizzano la forma passiva del verbo, non sono ancora capaci di costruire frasi con le congiunzioni “mentre”, “invece”, “tranne” ecc.. Ecco che questo interferisce anche sulla comprensione di alcune consegne di tipo logico-linguistico, oltre che sulla costruzione scritta della frase. 

 

  • Difficoltà narrative

 

Alcuni bambini, pur non presentando le incertezze sopra descritte, hanno difficoltà ad elaborare oralmente i contenuti. Essi fanno fatica a costruire il discorso, a comunicare verbalmente le proprie esperienze, a descrivere eventi. Con la scuola primaria queste difficoltà si trasferiranno nell’elaborazione scritta, con incertezze nella costruzione del testo, nell’organizzazione logico-sequenziale dei contenuti, con lacune nella struttura sintattica. Queste carenze non interferiscono solo nell’apprendimento scolastico, ma anche nella socializzazione e nello scambio con l’altro. 

  • Povertà di vocabolario 

Un'altra difficoltà facilmente riscontrabile riguarda la carenza nel patrimonio lessicale semantico; alcuni bambini hanno un codice verbale ristretto e questo influisce negativamente sulla comprensione orale e scritta e anche sul processo di decodifica (lettura); infatti una delle risorse più importanti che gli alunni utilizzano per apprendere la tecnica di lettura riguarda l’anticipazione, quella capacità che consente loro di leggere la prima parte della parola e di “indovinarne” il finale. Questo strumento è carente in quei bambini che possiedono un patrimonio di ristretto di termini.

 

  • Difficoltà di ascolto 

Nella scuola ci troviamo sempre più di fronte a questa difficoltà. non sono pochi i bambini che hanno  difficoltà ad ascoltare, lo fanno per tempi molto brevi, si coinvolgono con fatica in una spiegazione. Il mondo che essi vivono è ricco di stimoli di ogni tipo: video, immagini, suoni... le parole sono meno interessanti. Gli insegnanti devono fare i conti con tutto questo e, per fortuna, molte scuole sono dotate di strumenti al passo con i tempi: il proiettore, la LIM, il tablet... Le spiegazioni solo verbali non sono più sufficienti, occorre integrare con altro, è indispensabile che esse siano arricchite con slide, piccole animazioni, schemi semplificativi.

 

  • Difficoltà di comprensione verbale 

Anche in assenza di un vero e proprio disturbo della comprensione verbale, i bambini possono manifestare difficoltà in questo ambito dovute alle lacune precedentemente descritte. Se sono presenti difficoltà di ascolto, se il bambino ha un patrimonio verbale ristretto, se presenta difficoltà morfo-sintattiche risulta evidente che anche le sue capacità di comprensione possono essere compromesse, in quanto non sarà in grado di capire e intuire vocaboli che non fanno parte del suo target e strutture linguistiche più complesse.


COSA POSSIAMO FARE

In tutti i casi in cui si verifica un’alterazione nella pronuncia dei suoni, ed una lenta evoluzione delle  strutture linguistiche, è sempre  consigliabile la consulenza di uno specialista  perché questi segnali  possono essere la rappresentazione di un vero problema di linguaggio ( ritardo o disturbo)  ma anche la manifestazione di un  disagio nel bambino  come : la difficoltà ad essere più autonomo, la risposta ad una richiesta pressante a parlare, la regressione per la nascita di un fratellino, il voler restare più piccolo, la risposta ad un disagio psicologico familiare… ed è bene saperli riconoscere  anche per poter intervenire direttamente sulla causa del problema.

Non dobbiamo mai sottovalutare una difficoltà di linguaggio. Essere attenti a come si evolvono tutte le competenze linguistiche nel nostro bambino , è  già un valido aiuto perché possa migliorare,  evitiamo, se possibile ,di delegare agli altri questa opportunità. 

I sintomi di una difficoltà di linguaggio non sono mai del tutto nascosti, oggi più di prima, siamo portati a prestare attenzione al modo in cui si esprime il linguaggio in ognuno di noi, ma non sempre lo osserviamo  nei nostri figli: proviamo ad ascoltarli  e guardiamoli  quando ci parlano, anche perché quello che loro esprimono con le parole ,  lo pensano ,  e lo provano con tutto il loro corpo.

  

LA DIAGNOSI

 

Un’osservazione diagnostica approfondita permette di individuare il tipo di problema e i percorsi di aiuto più adeguati. 

Le difficoltà di linguaggio non sono tutte uguali ed è importante non confonderle, altrimenti l’intervento rischia di non essere quello giusto. 

Per la diagnosi servono alcune visite specialistiche, condotte  da uno staff  preferibilmente composto da: psicologo, neuropsichiatra infantile, logopedista e pedagogista. In questo modo, oltre a fare un bilancio logopedico che riguarda la produzione, la comprensione e tutta la comunicazione linguistica, vengono raccolti elementi significativi che riguardano la sfera emotiva e relazionale e  l’incidenza delle difficoltà sull’apprendimento scolastico

 

L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE E IL CONTRIBUTO DEGLI INSEGNANTI

  

Fin dalla scuola dell’infanzia ( e ancor prima) sarebbe opportuno segnalare ai genitori eventuali carenza linguistiche osservate nei bambini, in quanto l’individuazione precoce del tipo di difficoltà, permette di attuare percorsi di aiuto davvero efficaci.

Le insegnanti della classe prima primaria spesso hanno avuto la segnalazione del problema da parte dei colleghi della scuola dell’infanzia o dai genitori stessi ma, se la difficoltà è di lieve entità, può capitare che non ci sia stata posta attenzione. Ma anche le difficoltà più lievi spesso interferiscono sui processi di apprendimento, per cui è opportuno parlarne con i genitori.

Molti DSA ( Disturbo Specifico di  Apprendimento) sono la conseguenza di un DSL (Disturbo Specifico di Linguaggio) che non è stato identificato o che  non è stato trattato  in modo adeguato: molti disturbi di linguaggio potrebbero essere identificati precocemente se si effettuassero screening sull’evoluzione del linguaggio nei bambini della scuola dell’infanzia.

 

La logopedista risponde ai genitori

  

Per qualsiasi quesito riguardante lo sviluppo del linguaggio dei bambini e le difficoltà che essi possono incontrare, potete inviare una mail alla nostra logopedista dott.ssa Giuseppina Gosciu.

 

Scrivete a:  logopedista@centromethod.it

 

Giuseppina sarà lieta di fornirvi le informazioni richieste e di darvi consigli e suggerimenti utili per il vostro bambino.

 

 

 

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